ROVIGO • OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE
Purtroppo è accaduto ciò che non era affatto difficile prevedere.
Un giovane tunisino di 23 anni ha perso la vita sotto i fendenti di un coltello a seguito di una rissa tra cittadini di due diverse etnie straniere.

Ai fatti accaduti nella serata di sabato 20 luglio attorno la mezzanotte nei giardini delle Torri nel centro di Rovigo, sotto gli occhi increduli delle numerose persone e famiglie intente a cercar refrigerio dalla calura estiva.
Tragico esito di una escalation che vede la città di Rovigo divenire, suo malgrado e dopo 3 accoltellamenti ed una violenza sessuale nell’ultimo mese, protagonista della triste cronaca nera che l’accomuna con tante altre grandi città come Bologna o Milano.
Dopo che una giovane vita è stata spezzata così crudelmente sentiamo l’urgenza di un ulteriore approfondimento che ci porta a riflettere non solo sul senso di impunità di cui abbiamo già detto e che traspare dalle modalità (risse tra giovani stranieri) e dai luoghi ove sono accaduti tutti i recenti fatti (stazione ferroviaria, centro cittadino, giardini pubblici nel centro della città) ma anche sui “codici etici” di giovani persone provenienti da ben precise aree geografiche del pianeta troppo inclini alla rissa ed all’utilizzo di coltelli o altri strumenti atti ad offendere per dirimere anche banali controversie.

Sintomo evidente che questi giovani immigrati, spesso di seconda generazione, fanno davvero fatica ad integrarsi accogliendo quei valori di civiltà e di convivenza che sono alla base della nostra (pacifica) comunità.
Spesso, insegnanti di molte delle nostre scuole di ogni ordine e grado ce lo confermano quando, come Polizia di Stato, andiamo nelle scuole per promuovere l’educazione alla legalità.
Tutto ciò può bastare per spiegare un fenomeno così grave? Certamente no.
La tragedia di sabato sera ci dice di più. Ci dice di un territorio urbano (ristretto) – la nostra città – che è sfuggita da tempo al controllo di chi deve governare l’ordine e la sicurezza pubblica.
Perché il controllo del territorio dev’essere costante nel tempo e soprattutto adeguato nel numero dell’organico preposto per poter essere efficace, che significa avere più pattuglie e report quotidiani sull’evoluzione dei luoghi di aggregazione e di spaccio (spesso causa delle risse sfociate in accoltellamenti o tragedie) con annessa identificazione dei soggetti presenti. Efficace controllo del territorio significa conoscere i luoghi di degrado della città. Ed infine, significa dialogo e scambio costante di informazioni con la gente per bene che vive la città e con le Istituzioni.
Tutto ciò in questi ultimi dieci anni è stato ridotto all’osso, debilitando l’organico preposto alla sicurezza del territorio (a partire dall’applicazione della infausta Legge Madia sul turn over) e facendo venir meno tutte quelle informazioni e dati che potevano essere utili a chi governa la sicurezza anche per approntare più efficaci strategie di contenimento e prevenire l’evoluzione di fenomeni marginali che possono sfociare, così come stiamo assistendo in questi mesi, in episodi purtroppo tragici come la violenza sessuale a seguito di violente percosse su di una giovane donna inerme che dormiva alla stazione ferroviaria di Rovigo o l’omicidio di un giovane avvenuto in una sera di mezz’estate in quella che fu una pacifica e sonnolenta città di provincia.
Avevamo detto nel precedente comunicato stampa che adesso ognuno deve fare la sua parte.
Gli uomini e le donne che rappresentano politicamente la città debbono quindi agire nelle sedi opportune affinché chi ha responsabilità di governo dell’ordine e della sicurezza pubblica possa contare su un adeguato ed idoneo organico delle Forze dell’Ordine presenti in città. Ricordiamo che nella sola Polizia di Stato a fronte di 20 pensionamenti del 2025 e pur a seguito delle recenti cospicue assegnazioni, il saldo, al netto dei trasferimenti è ancora negativo.
Segnaliamo con vigore che non è tollerabile un organico di sole 5 persone al Posto di Polizia Ferroviaria a fronte di un organico previsto di almeno 18 unità, datosi che è noto come le stazioni ferroviarie e le aree attigue – e Rovigo non fa eccezione – siano luoghi divenuti insicuri.
La sua parte la deve fare chi ha responsabilità di direzione e di governo locale dell’ordine e della sicurezza pubblica attivando quegli strumenti giuridicamente previsti per affrontare situazioni emergenziali come quella che si è palesata, non troppo imprevedibilmente, in questo mese, istituendo le “zone rosse” e dotando gli agenti di metal detector così da poter più agevolmente individuare chi detiene armi da taglio. Al riguardo pensiamo siano seriamente fuori luogo, anche alla luce del tragico fatto di sabato, tutte le speculazioni che avversano un eventuale provvedimento come le “zone rosse” che date le circostanze appare invece quanto mai necessario.
La sua parte la deve fare chi amministra la città di Rovigo attivando al più presto il terzo turno della Polizia Locale, così da poter impiegare in orari notturni ed in maniera integrata al dispositivo di controllo del territorio urbano anche gli uomini e le donne della Polizia Locale.

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