FRATTA POLESINE • Nella prestigiosa cornice di Villa Badoer di Fratta Polesine, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1996, la Provincia di Rovigo ha inaugurato questa mattina la vasta mostra antologica dedicata all'artista polesano Ervardo Fioravanti (Calto 1912 - Ferrara 1996).

Dopo la grande esposizione che nel 2022 ha dato impulso alla riscoperta del castelmassese Ermes Simili e il recente progetto che ha svelato la storia del monumento a Giacomo Matteotti firmato da Augusto Murer, la Provincia di Rovigo ha inteso proseguire il suo impegno per la valorizzazione dell’arte polesana ricordando un altro grande esponente della cultura del '900, che unisce le due sponde del Po di Rovigo e Ferrara.


Nella mostra, allestita nelle splendide stanze palladiane di Villa Badoer, un’ampia selezione di opere della collezione della famiglia Fioravanti, cui si aggiungono alcuni capolavori provenienti da collezioni pubbliche e private. Spiccano sicuramente “Eccidio di Villamarzana” (1956 ca., olio su tela), prestato dal MAMbo di Bologna e per la prima volta esposto in Polesine, e “Alluvione 1951, posto di approdo” (1952, olio su tela) della collezione della Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, opere di Ervardo Fioravanti che richiamano due eventi molto significativi per la storia della provincia di Rovigo. Meritevole di menzione anche“La carica” (1952, olio su tela) di proprietà della CGIL di Ferrara. Tra dipinti, disegni e grafiche, sono oltre cento le opere esposte nella mostra realizzata dal Servizio Cultura della Provincia di Rovigo e curata da Alfredo Sigolo.
L’evento espositivo è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Cariparo e la collaborazione del Comune di Calto.
Nell'opera di Ervardo Fioravanti un posto di rilievo è riservato alla rappresentazione della sua terra d'origine e dei suoi abitanti. Ricorrono infatti le rappresentazioni del Polesine e della gente del Po, pervase da atmosfere sospese, nelle quali si muovo figure fluttuanti. Una personalità complessa, quella di Fioravanti, in bilico tra realtà e surrealtà, ironia e malinconia, che si riflette anche nei racconti e nelle liriche. Tra dipinti, disegni e grafiche, sono oltre cento le opere esposte nella mostra realizzata dal Servizio Cultura della Provincia di Rovigo e curata da Alfredo Sigolo. Uno spazio è riservato anche alla visione del documentario“Al Filò” del regista Florestano Vancini, che si credeva perduto e che è stato ritrovato solo negli ultimi anni. All’omonimo sodalizio culturale ferrarese è dedicato un denso saggio nel catalogo della mostra, firmato dallo storico e critico Lucio Scardino. Completano l'esposizione la videolettura di due significativi testi di Ervardo Fioravanti, interpretati dalla voce del noto attore di origine polesana Matteo Tosi, che permettono di apprezzare il talento letterario e lo spessore culturale dell’artista.
Nota bibliografica
Fioravanti è senza dubbio una delle personalità più significative del panorama artistico del '900. Pittore, disegnatore, incisore ma anche scrittore, poeta, giornalista, docente, gallerista. Una figura eclettica che si è espressa con incisività in vari ambiti della cultura. Formatosi all'Istituto d'Arte di Urbino, già in gioventù si era dedicato al giornalismo. Richiamato alle armi, allo sbarco degli alleati cade prigioniero e viene recluso nel campo di Hereford in Texas, dove entra in contatto con altri intellettuali ed artisti, tra i quali Alberto Burri.
Liberato nel 1946, si stabilisce a Ferrara dove documenta sulle colonne del Corriere del Po il tumultuoso e travagliato periodo delle lotte sindacali del dopoguerra. Nascono in questo periodo alcuni capolavori del realismo padano come “La carica”, “Alluvione del 1951, posto di approdo”, esposto alla mostra nazionale sulla Ricostruzione nel 1952, ed “Eccidio di Villamarzana”, senza dubbio l'opera più importante dedicata al tragico evento del 1944. Nel 1950 Fioravanti fonda, con altri artisti e intellettuali ferraresi, il circolo Al Filò, che si farà promotore di iniziative culturali nella città estense, ospitando personalità come Mario Mafai, Salvatore Quasimodo, Renato Birolli, Tono Zancanaro e Sibilla Aleramo. Abbandonato il giornalismo nel 1952, viene assunto come insegnante all'Istituto d'Arte Dosso Dossi, del quale assumerà la direzione nel 1960. Contemporaneamente intensifica la sua attività espositiva, conseguendo vari riconoscimenti, tra i quali il 2° premio alla mostra sulla Resistenza di Ferrara, ex aequo con Alberto Sughi. Nel 1959 fonda a Ferrara, con l'intellettuale Renato Sitti, la Galleria d'Arte Il Bulino. Nel 1966 viene premiato alla XIX edizione del Premio Suzzara e nel 1968 Ranieri Varese cura una sua grande mostra a Palazzo Diamanti di Ferrara. Nel 1976 inaugura una sorta di atelier aperto, dedicandosi anche all'attività editoriale. Muore nel 1996. Nel 2001 una grande mostra gli viene dedicata al PAC di Palazzo Massari a Ferrara, A cura di Maria Luisa Pacelli.
Dopo il periodo giovanile, nel quale alterna lavori di carattere naturalista alle illustrazioni fiabesche e teatrali, rientrato dalla prigionia Fioravanti elabora un linguaggio di matrice decisamente realista. Negli anni '60 il suo stile evolve assume connotati onirici che sfoceranno, alla fine del decennio, in visioni surreali. Nei decenni successivi il suo stile oscilla tra la sperimentazione formale e una personalissima declinazione metafisica ed emozionale dell'iconografia realista.

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