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Le Polesane. Le carte da gioco di Alberto Cristini

ROVIGO_ Presentate in Provincia la nuova opera dell'artista rodigino Alberto Cristini.

Sono Le Polesane, le carte da briscola made in Polesine, realizzate con i disegni di Alberto Cristini, frutto di una ricerca etnografica e storica del nostro patrimonio artistico e culturale. Un nuovo gadget anche da esportare!


E così Alberto Cristini ci stupisce ancora! Non è nuovo al settore, anzi di giochi ne ha già realizzati. Conosciuto per le sue imprese e le sua arte, Alberto ha voluto rendere omaggio al Polesine ancora una volta, con una bella novità. Sono le carte da gioco, che rappresentano il medio basso e alto Polesine, raffiguranti icone del territorio e le eccellenze made in Polesine sotto il profilo storico.

Già rese pubbliche durante i Giochi per la Fiera di San Bortolo, ora le carte plastificate saranno oggetto di veicolazione e promozione di quello che è in tutta Italia riconosciuto un format di socialità, passatempo e divertimento.

E così dopo le trevigiane, le napoletane, piacentine, siciliane, toscane, bergamasche, triestine, bolognesi, a briscola (ma anche a scopa, ramino, brusa vecia, etc..) si gioca sempre con un mazzo da 40 carte, diviso in 4 semi da 10 carte ciascuno. I semi sono sempre denari, coppe, spade e bastoni anche nelle Polesane, ma con cenni storici tutti da scoprire e conoscere. Siamo sicuri sarà un successo!

 

A palazzo della Provincia, oggi con il Presidente Enrico Ferrarese Alberto Cristini, e l'Associazioni Vivi Rovigo è stata data l'ufficialità dell'opera, che ha ricevuto anche il sostegno di Regione Veneto.

 

Le abbiamo viste anche alla Tavernetta Dante 1936, ma si possono richiedere direttamente a Alberto Cristini per ora contattandolo privatamente anche attraverso la sua pagina facebook o contattando il numero 3356854951.

Il 17 Settembre in occasione del Rovigoto, in sala della Gran Guardia sarà allestita una mostra con le stampe delle carte da gioco di Alberto Cristini, dove tradizione e cultura enogastronomica incontrano il territorio!


Alcuni riferimenti al Polesine nelle carte da gioco:

• Asso di spade Bergantino paese delle giostre 

• Asso di coppe Gli sbandieratori di Arquà Polesine 

• Asso di denari La torre Dona’ 

• Asso di bastoni La repubblica di bosgattia

 

 

TABARRO: Nato con lo scopo di proteggere dal freddo e dalla pioggia, il tabarro vede una versione simile a quella attuale già nell’antica Roma, dove i senatori e i patrizi si coprivano con tonache drappeggiate lunghe fino ai piedi. Nel Medioevo il tabarro distingueva le classi sociali più agiate: veniva indossato dai medici, dai notai, dagli avvocati e dai cavalieri sopra l’armatura. Ed è proprio questo dettaglio a fare la differenza rispetto a tutti gli altri capispalla: da sempre il tabarro viene indossato sopra paltò, giacche e giubbotti e ancora oggi può essere messo su soprabiti, piumini leggeri e cappotti. Durante il Rinascimento cade in disuso presso l’aristocrazia e la borghesia e diventa il capo preferito di artigiani, contadini e pastori. Nell’ottocento è l’abito dandy per eccellenza, mentre durante il fascismo è considerato un capo anarchico, al punto che indossarlo pubblicamente viene proibito. Il tabarro corto è in uso presso il Regio Esercito Italiano dalla fine dell’ Ottocento al 1918, mentre negli anni ’50 è legato soprattutto all’immaginario rurale. Oggi è considerato un capo artigianale molto ricercato.

 

POLESINE: Il nome Polesine è una voce veneta (in ortografia classica) che deriva dal latino medievale pollìcinum o polìcinum ossia "terra paludosa". Anticamente era usato come nome comune per indicare uno di tanti isolotti piatti di terra emersa che si trovano all'interno del corso di uno o più fiumi. Con Polesine oggi si identifica la provincia di Rovigo. Il territorio si presenta come una lingua di terra stretta e lunga - che si sviluppa longitudinalmente da ovest ad est racchiusa tra il  Po e l’Adige - terminante ad est col Delta del Po, e che risulta solcata da una miriade di corsi d'acqua e paleoalvei di antichi fiumi che, con le loro sinuose anse, intersezioni ed argini, disegnano il territorio stesso. La maggior parte delle strade "storiche", trovandosi spesso sugli argini di tali corsi d'acqua e paleoalvei, ne seguono e sottolineano il percorso sinuoso, e sono rialzate rispetto al piano della campagna circostante.

 

La Torre Donà e il castello di Rovigo

l'imponente torre Donà, alta oltre cinquanta metri, faceva parte del castello di rovigo che insieme alla cinta muraria proteggeva la città veneta dagli attacchi nemici. Restaurata in occasione dell'anniversario dei millecento anni dalla fondazione, la torre oggi è visitabile

Il centro storico di Rovigo è caratterizzato da un sistema di fortificazioni medievali, che per secoli protesse la città da tentativi di invasione, formato da un castello turrito e da una cinta muraria con le sue porte. Le sue origini risalgono al X secolo: in una bolla risalente al 920, papa Giovanni X autorizza il vescovo locale a erigere una fortezza per difendere la città allora in rapida espansione. Strategica per tutto il Medioevo, questa perse di importanza a partire dal Quattrocento e in epoca moderna è stata in larga parte smantellata.

Il castello medievale, costruito su terrapieno, fu teatro di battaglie durante le guerre della Lega di Cambrai nel 1509 e della Lega Santa nel 1511. Esso era formato da un corpo centrale e da alcune torri minori: oggi ne restano alcune torri di cui la maggiore, la Torre Donà alta cinquantuno metri, viene identificata con il mastio per la sua imponenza e perché asimmetrica rispetto alle mura. Costituita da mattoni e laterizi, è stata restaurata in occasione dell’anniversario dei 1100 anni dalla fondazione e oggi è visitabile.

 

Tra realtà e fantasia

Repubblica di Bosgattia (1946 – 1955)Una delle storie più affascinanti del Po  è quella del prof. Luigi Salvini, lo slavista di fama mondiale che su di un’isola, che il grande fiume formava a Papozze, subito dopo l’incile tra il Po di Venezia e il Po di Goro, costituì una sua repubblica autonoma, “Repubblica di Bosgattia”, dove si stampava moneta che aveva valore soltanto nei sogni, condivisi da centinaia di studiosi che nello Stato di Salvini trascorrevano le vacanze estive, a contatto con la natura, senza regole se non quelle del rispetto e della solidarietà reciproca. Siamo alla fine degli anni trenta. Il periodo della guerra parla soltanto di paure, distruzioni, dispersi, morti. Ma con la liberazione si fa galoppare la  fantasia. Si esce da un lungo letargo per “pensare” in libertà.

 Luigi Salvini fa nascere la sua Tamisiana Repubblica di Bosgattia dove uomo e natura diventano un tutt’uno.  Chi andava alla “Tamisiana repubblica di Bosgattia” non poteva certo mettersi a pancia al sole, ma per vivere doveva arrangiarsi con quello che offriva la natura, del resto molto generosa, cacciando e soprattutto pescando.

 

Sbandieratori di Arquà Polesine

Lo stemma Rappresenta il simbolo della famiglia dei Marchesella, signori di Ferrara. La costruzione del castello di Arquà Polesine fu, infatti, opera di Guglielmo III dei Marchesella, che lo volle edificare allo scopo di difendersi dagli Estensi. Raffigura un elmo con testa di falco, ed uno scudo in cui è raffigurato un leone.

Il drappo I colori principali sono il giallo senape e il blu, ma si nota anche la presenza del colore bianco. Sono i colori della famiglia dei Marchesella. Tra le tonalità blu e bianca si scorge lo stemma della famiglia.

Abiti medievali del 1300, squilli di tromba, antichi ritmi di tamburo e spettacolari evoluzioni di bandiere, fanno da cornice a rievocazioni storiche, manifestazioni culturali, appuntamenti sportivi, feste di folclore. Offrono spettacoli che vanno dai cinque ai cinquanta minuti consecutivi, con un minimo di quindici ad un massimo di quaranta figuranti. L’ideale per accompagnare ogni genere di corteo, interrompendo la sfilata con brevi esibizioni nelle vie, per poi far squillare le nostre trombe in piazza per l’investitura di un Cavaliere, la premiazione di un atleta, e per intrattenere il pubblico con esercizi di Singoli, di Coppie e di Piccole Squadre da quattro, sei od otto sbandieratori.

 

Barca Polesana

La batana è una piccola barca in legno, lunga fino a 8 metri, usata per pescare in acque basse, e per questo caratterizzata da un fondale appiattito.

Probabilmente il nome dell'imbarcazione ha a che fare con il rumore del mare che "batte" sul suo fondo in modo caratteristico. La tradizionale tecnica di costruzione prevedeva l'impiego di materiali del territorio limitrofo in una sorta di "cantiere navale improvvisato", ricavato tra le mura domestiche dei pescatori: più ampia era la stanza adibita alla lavorazione della batana e più lunga risultava la barca.

Questo è il motivo per cui non puoi trovare 2 batane uguali tra loro.

 

Avelli Xanto Avelli da Rovigo (Rovigo, 1486 circa – Urbino, 1542 circa) è stato un ceramista e poeta italiano. Francesco Xanto (Santo) Avelli da Rovigo, detto Santino, è stato uno dei più importanti ceramisti del Rinascimento italiano. Colto umanista, fu poeta alla corte di Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino. Celebre la collaborazione con Mastro Giorgio Andreoli da Gubbio a cui demandava l'abbellimento delle sue maioliche con il lustro, di cui Mastro Giorgio rimane l'insuperato artefice.  Le sue opere sono molto apprezzate e sparse in prestigiosi musei: Faenza, Correr di Venezia, Castello sforzesco di Milano, Padova, Bologna, Pesaro. Londra, New York

 

Bergantino, il paese delle giostre

Alto Polesine, nei comuni di Bergantino, Melara, Castelnovo Bariano, Calto, Ceneselli e Castelmassa, in provincia di Rovigo, c’è il distretto della giostra: una zona dove più di cento imprenditori lavorano su tutto quello che ha a che fare con le strutture dello “spettacolo viaggiante” e dei parchi divertimento. Comprese le attività dell’indotto, il settore dà lavoro a più di 1.500 persone per un mercato che è al 98% estero.

«La ricetta del successo del distretto della giostra ha tre ingredienti fondamentali: la creatività, l’innovazione tecnologica, la sicurezza». «I costruttori e i progettisti delle giostre venete sono stati in grado di migliorare sempre il prodotto.

Il Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare di Bergantino è unico nel suo genere in Italia. Oltre ad essere un’attrazione per un piccolo centro, fuori dai percorsi turistici del nord est, è un vero e proprio biglietto da visita per gli operatori nei confronti dei clienti stranieri. È un luogo che serve per far conoscere le radici storiche, culturali e antropologiche che fanno di questa zona il centro europeo della produzione e della vendita delle attrazioni dei luna park.


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