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Rovigo ha celebrato venerdì 9 febbraio con un’intensa mattinata il Giorno del Ricordo

ROVIGO • Rovigo ha celebrato venerdì 9 febbraio con un’intensa mattinata il Giorno del Ricordo, in cui si commemorano le vittime della pulizia etnica che si consumò ai nostri confini orientali sul finire della Seconda Guerra Mondiale e che culminò nella tragedia dell’esodo istriano e delle foibe.

"Il presidente della Provincia Enrico Ferrarese: “A vent’anni dalla legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, quella che si consumò ai nostri confini orientali resta una vicenda complessa e che ci vede oggi protesi nella ricerca dell’unità, consci dell’importanza di divulgare e comunicare eventi come quello di oggi”."


Due i momenti distinti, con il primo che ha visto la deposizione di una corona d’alloro in memoria di Giovanni Palatucci presso il cippo a lui dedicato davanti all’ex ospedale Maddalena: questore di Fiume, poi insignito della medaglia d’oro al valor civile e nominato Giusto fra le Nazioni (tributo che Israele riconosce a non ebrei che hanno agito a rischio della propria vita per salvare ebrei dalla Shoah), fu internato dai nazisti nell’inferno di Dachau dove trovò la morte di stenti a poche settimane dalla liberazione del campo da parte degli Alleati.


A seguire la scena si è spostata in Provincia: in sala consiliare anche rappresentanze dei Comuni di Adria, Castelguglielmo e Crespino, rappresentanti di diverse istituzioni e associazioni ex combattentistiche e d’arma oltre a una delegazione di studenti dell’Istituto Comprensivo Rovigo 3.

Il presidente della Provincia Enrico Ferrarese: “A vent’anni dalla legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, quella che si consumò ai nostri confini orientali resta una vicenda complessa e che ci vede oggi protesi nella ricerca dell’unità, consci dell’importanza di divulgare e comunicare eventi come quello di oggi”.

Il sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo: “Dobbiamo riflettere sulla complessità di questa vicenda storica ricordando che le foibe sono state una pagina oscura di odio cieco e brutale con conseguenze per la popolazione civile che sono andate anche oltre la seconda guerra mondiale”.

Il Prefetto di Rovigo Clemente Di Nuzzo: “Se manifestazioni come oggi hanno un senso questo sta nel coinvolgimento dei più giovani, per troppo tempo il ricordo è stata una ‘pagina strappata dai libri di storia’, che ha visto l’oblio sui nostri confini orientali con profughi vittime anche di una velata ostilità come testimoniano i casi dei ‘treni della vergogna’. Essere italiani non significa esser fascisti”.

Presente anche il Sindaco Edoardo Gaffeo: "Per comprendere appieno la complessità di quella situazione, è necessario guardare oltre la superficie dei fatti storici contingenti. Il ventesimo secolo fu un'epoca di grandi trasformazioni geopolitiche, con confini che si spostavano e popoli che venivano spinti da un luogo all'altro come pedine su di una scacchiera. Le popolazioni civili, innocenti e semplici spettatrici delle vicende politiche che le circondavano, furono le più colpite durante il susseguirsi dei conflitti armati. E anche dopo la fine dei combattimenti veri e propri, quando la polvere delle battaglie si posava e i trattati venivano firmati, le conseguenze per le popolazioni civili erano lungi dall'essere finite".

Dopo i saluti istituzionali, al presidente del Comitato Palatucci Flavio Ambroglini il compito di tracciare la figura ma soprattutto la scelta eroica dell’ex questore di Fiume, esempio di altruismo, dedizione e sacrificio fino alle estreme conseguenze: “Ha messo la sua vita sul piatto quando poteva darsi alla fuga, in un mondo di eroi di cartapesta lui è stato testimone ed eroe vero, capace di salvare migliaia di vite”, queste le sue parole. 

A seguire è stato proiettato un video realizzato un paio d’anni fa dagli studenti dell’Istituto Comprensivo di Polesella rappresentato dalla professoressa Laura Fasolin: “Le amiche ritrovate” racconta la vicenda di Vanna e Mirella, divise dalla storia, dalla guerra e dall’odio, che da un piccolo paese dell’Istria si ritrovano alla fine nel villaggio giuliano-dalmata di Roma.

Chiusura di mattinata affidata a Rosanna Turcinovich Giuricin, scrittrice, giornalista e profonda conoscitrice della questione istriano-giuliano-dalmata che ha relazionato su “Il mare oltre… La storia recente ha diviso, l’Europa unisce”, con introduzione del delegato di ANVGD Daniele Milan.  Un intervento appassionato in cui la Turcinovich ha legato le storie di Palatucci, Vanna e Mirella ad altri episodi poco noti come la tragedia della miniera di Arsa. “In un mondo distopico spesso alla mercé della mistificazione e delle ideologie - ha rilevato - il Giorno del Ricordo deve invece rovesciare quel silenzio che calò per opportunità e motivi storico-geopolitici e cercare invece di ridare voce e dignità a tanti ‘dimenticati’”.

Ad aprire il Giorno del Ricordo in città era stato l’incontro con Stefan Cok, della sezione di Storia ed Etnografia della Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi di Trieste (OZE NSK), intervenuto giovedì 8 a Palazzo Casalini sul tema “Adriatico del nord: terra di conflitti, terra di dialogo” con saluti iniziali del sindaco di Polesella Leonardo Raito e presenza di Luigi Contegiacomo (Ist.Pol.Rec.), Antonella Toffanello (ANPI) e Maria Chiara Fabbian (associazione “Il Fiume”) in veste di moderatori.

Solennità civile nazionale, il Giorno del Ricordo è stato istituito con legge del 2004 e si celebra il 10 febbraio per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e delle vittime di tutte le foibe ma anche dell’esodo che ne seguì dalle loro terre di migliaia di istriani, fiumani e dalmati”, perseguitati soltanto a causa della loro appartenenza etnica. 


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