ROVIGO_ Chendi, l’enfant prodige della pittura polesana sarà presente alla mostra su Milani al Roncale.
Alessia Vedova, curatrice della attesa mostra “Virgilio Milani e l’Arte del ‘900 in Polesine”, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, annuncia che nel percorso espositivo sarà presente anche un’opera di Edoardo Chendi (1906 – 1993), l’artista che esattamente cent’anni fa debuttò alla collettiva d’arte organizzata dall’’Accademia dei Concordi. Aveva solo 14 anni!
Il dipinto di Chendi scelto dalla curatrice per essere esposto nella mostra al Roncale è Il “Ritratto di Vittorio Milan”, opera del 1946. Il ritratto, uno dei tre esistenti eseguiti da Chendi dopo il 1945, ritrae il pittore Vittorio Milan alla età di 26 anni.
L’opera è già stata ammirata nel 1997 nell’antologica del pittore rodigino allestita all’ex Pescheria a Rovigo. “In essa – afferma Alessia Vedova –s piccano le doti di esecuzione rapida e fluida del medium pittorico con toni chiaroscurali caldi assimilabili al colore sangue di bue. Le qualità di ritrattista dell’artista era notevole essendo uno dei più meritevoli allievi di Giorgio Morandi a Bologna”.
In catalogo a ripercorrere la vicenda di Chendi è Lucio Scardino, autore di un saggio sulla Pittura Polesana dal 1915 al 1945 che sarà nel catalogo della mostra.
“Chendi, vero e proprio enfant prodige, dopo il folgorante esordio alla mostra, “prese a frequentare l’Accademia di Belle Arti a Bologna, dove fu allievo di Majani e di Morandi, il cui influsso trapela in alcuni paesaggi polesani o emiliani, dall’atmosfericità costruita sapientemente con il tonalismo e nella resa, quasi impercettibile, della luce e del colore. Altri maestri bolognesi lo influenzarono: dal Romagnoli, in alcuni nudi matericamente sfatti a Drei, per talune sculture.
Sono però i ritratti d’anteguerra a costituire forse le sue opere più significative, specie quelli degli amici artisti: Virgilio Milani, Vittorio Milan, il romagnolo Enzo Morell (frescante nel Cimitero dei Sabbioni), Estevan Fioravanti, giovane fratello di Ervardo e il senile Pinelli con la sciarpa rossa, compongono una intensa galleria dove i gesti semplici, i sentimenti espressi dallo sguardo, gli abiti, gli oggetti assurgono a una sorta di “metafisica del quotidiano”, poeticamente trasfigurata.
Oltre all’amore per pittura, Chendi rivelò sin da giovane un forte impegno politico, che lo portò ad un deciso antifascismo, tanto che venne condannato all’esilio in Lucania, a Pisticci, dove restò tra il 1937 al 1941, continuando a dipingere con qualità costante ma – logicamente – non potendo più esporre. Un significativo epigono locale di Carlo Levi, insomma…”.
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