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Il Barbiere di Siviglia, prossimo appuntamento del Teatro Sociale

ROVIGO_  Sta per concludersi anche la Stagione Lirica del Teatro Sociale di Rovigo e lo fa con uno dei capolavori di Giochino Rossini: venerdì 31 marzo alle 20.30 andrà in scena “Il Barbiere di Siviglia”, con un cast di giovani e un nuovo allestimento in coproduzione. L'opera sarà in anteprima con il Teatroragazzi, mercoledì 29 alle 16 e in replica domenica 2 aprile alle 16.

Questa mattina al Ridotto del Teatro Sociale si è tenuta la conferenza stampa di presentazione.

“Tutto ciò che il Teatro produce – ha esordito l'assessore alla Cultura Benedetta Bagatin -, è un bene collettivo, da vivere come un dono. Oggi sono particolarmente contenta perché la stagione si chiude nel  migliore di modi, in crescendo anche dal punto di vista della partecipazione e di come la città vive il Teatro Sociale, che deve essere sempre la casa di tutti. Il nostro Teatro dovrà diventare  sempre più luogo di partecipazione e condivisione, dove tutti siano consapevoli della sua bellezza e della ricchezza artistica-culturale”.


“Il nuovo allestimento – ha dichiarato il direttore artistico Edoardo Bottacin -, costruito e prodotto interamente dalle maestranze del Teatro Sociale di Rovigo in oltre 30 giorni di lavoro, lo potremmo definire un colossal che ben risalta l’eccellenza rodigina nel settore e conferma ancora una volta la centralità di Rovigo come polo lirico regionale capace di dialogare con rinomati e prestigiosi teatri italiani di tradizione. La squadra, composta da 8 grandi professionisti che portano avanti la tradizione del laboratorio rodigino e capitanata da Roberto Lunari, responsabile tecnico del Teatro, ha curato la costruzione in ogni suo elemento, dalla struttura in ferro, alla falegnameria, dalle decorazioni alla concezione strutturale dell’allestimento, per renderlo fruibile e adattabile a tutti i palcoscenici coinvolti”.

“Una delle cose che mi ha sempre colpito  del Barbiere di Siviglia di Rossini – ha affermato il regista Luigi De Angelis-, è il conflitto generazionale tra giovani e adulti, tra mondo antico e mondo moderno, che è ben rappresentata nella vicenda e sottolineata anche dalle scelte del compositore, quando ne delinea il carattere scegliendo per i vari personaggi appartenenti a uno o all'altro mondo forme musicali più vecchie o più contemporanee, non senza ironia. Ho immaginato di ambientare il Barbiere all’interno e all’esterno di un’unità abitativa contemporanea, alla Le Corbusier, dove vita privata e pubblica si sovrappongono in un’architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima. In questa unità abitativa che si sviluppa su due piani con quattro ambienti speculari, si svolgeranno le vicende del Barbiere e davanti ad essa prenderà vita la città con i suoi personaggi e caratteri, possibili maschere del nostro tempo”.

Soddisfazione anche dal direttore d'orchestra Giulio Cilona. “E' un cast stellare e flessibile. Per me è una grande gioia anche per la bella energia che si è creata. Il bel canto significa emozioni e comunicare qualcosa e questo è il nostro auspicio”.

La produzione, infatti, dopo il debutto al Sociale che è capofila, verrà messa in scena nei teatri di Ravenna, Pisa, Jesi e Lucca a suggellare un consolidato rapporto coproduttivo nazionale che vede in prima fila il Sociale di Rovigo.

Allo sforzo costruttivo corrisponde anche uno sforzo musicale in palcoscenico, un cast di grandi interpreti rossiniani su cui spiccano Alessandro Luongo, Omar Montanari e Matteo Roma si confronterà con alcuni giovani debutti come da tradizione del Sociale, sempre attento alle promesse delle nuove generazioni. Il direttore Giulio Cilona,  designato Kapellmaister della Statsoper di Berlino è al debutto Italiano, così come Mara Gaudenzi, dopo il debutto in Barbiere di Siviglia a Torino a Febbraio 2023, arriva direttamente a Rovigo dai recenti successi e debutti al Teatro alla Scala.

Sul palco del Sociale si vedrà quindi  una storia piena di sorprese e una musica dall'energia inesauribile  per un'opera che, fin dal suo debutto nel 1816, ha divertito generazioni di ascoltatori. Nel Barbiere di Siviglia di Rossini niente è come sembra, perché solo gli inganni possono far trionfare l’amore.

 

La presentazione si terrà, nell'ambito di  ROVIGOCITTA'CHELEGGE, al Ridotto giovedì 30 marzo alle  ore 18.00; relatori il regista Luigi De Angelis e il direttore d'orchestra Giulio Cilona con le letture del libretto dei ragazzi del Liceo Scientifico Paleocapa.

Domenica 19 si inaugura inoltre, un nuovo format che apre il ridotto del Sociale ad incontri con artisti, salotti culturali e racconti di grandi interpreti sugellati da un aperitivo offerto dal Caffè Borsari ai partecipanti. Il progetto, che prevede uno sviluppo nelle domeniche legate alle recite d’opera ella stagione 2023-2024 si inaugura con un’anteprima speciale già da questa stagione con un focus sul Barbiere di Siviglia e su Rossini   con il titolo: Le piace Rossini?

Una frizzante conversazione di Riccardo Zanellato (primo appuntamento).

Il Ridotto del Teatro trasformato in un salotto per accogliere uno dei più amati artisti lirici rodigini: il basso Riccardo Zanellato che per la prima volta si racconta senza filtri nell'intervista con Elena Filini, giornalista e critico musicale.


Partendo dal suo amore per Rossini e per Il Barbiere di Siviglia, opera in cartellone al Sociale, Zanellato ripercorrerà i passi salienti della sua carriera: dagli esordi alla scelta della professione sino ai primi successi e alla consacrazione. Ma soprattutto svelerà quello che non si vede mai sul palcoscenico: le rinunce, lo studio, i momenti difficili. al termine dell'incontro è previsto un calice insieme al pubblico.

Il Sociale sperimenta con questo incontro una nuova formula per conoscere dal vivo in interviste "fuori onda" i protagonisti della scena teatrale.

L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti al seguente link o scrivendo a teatrosociale@comune.rovigo.it.

Note di regia di Luigi De Angelis

Per volere di mia madre, sono cresciuto senza televisione. Per anni il corrispettivo dell'esperienza della televisione è stato per me, oltre alla lettura di romanzi, l’ascolto di vinili e cassette di opere liriche. Tra le mie preferite, che ho ascoltato fino allo sfinimento nel periodo delle scuole elementari, ricordo un paio di cassette del Barbiere di Siviglia che mi avevano regalato per un compleanno.

Per questo motivo poter mettere in scena oggi quest’opera a Rovigo è una grande emozione e, allo stesso tempo, significa essere proiettato da questa musica in una dimensione familiare, domestica, connessa alla quotidianità.

Una delle cose che mi ha sempre colpito del Barbiere di Siviglia di Rossini è il conflitto generazionale tra giovani e adulti, tra mondo antico e mondo moderno, che è ben rappresentata nella vicenda e sottolineata anche dalle scelte del compositore, quando ne delinea il carattere scegliendo per i vari personaggi appartenenti a uno o all'altro mondo forme musicali più vecchie o più contemporanee, non senza ironia.

Quando mi è stato chiesto di mettere in scena il Barbiere di Siviglia mi è subito venuto in mente un film a cui sono molto affezionato, Play Time di Jacques Tati, il grande comico, mimo e regista francese. Tati era profondamente ferito dalle trasformazioni in atto nella società del suo tempo e in particolare dal passaggio da una Francia rurale, ancora espressione di un’umanità genuina, a un mondo standardizzato, stereotipato, dove vigeva la logica della reiterazione e consumo dell’identico. Play Time è un affresco divertito, leggero e allo stesso tempo feroce delle idiosincrasie, degli incagli e degli inciampi del mondo moderno, con tutti i suoi tic e le sue nevrosi.

Questa rappresentazione cinematografica del nostro mondo mi è sembrata molto simile a quella del Barbiere di Siviglia di Rossini, dove i personaggi non hanno un vero e proprio sviluppo psicologico, ma sono piuttosto dei "tipi", come se quest'opera fosse un carnevale delle maschere e dei caratteri di un mondo che tanto ci assomiglia.

Per questo ho immaginato di ambientare il Barbiere all’interno e all’esterno di un’unità abitativa contemporanea, alla Le Corbusier, dove vita privata e pubblica si sovrappongono in un’architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima.

Si sa, il meccanismo del riso non è mai individuale, ma sempre si ride in compagnia, in un salotto davanti alla tv, oppure a teatro, in uno spazio comunitario. Si ride degli errori altrui, delle rotture delle convenzioni, dell'incongruo, quando ne siamo osservatori esterni e per rispecchiamento, perché se qualcuno inciampa, un pochino inciampa anche una parte di noi.

In questa unità abitativa che si sviluppa su due piani con quattro ambienti speculari, si svolgeranno le vicende del Barbiere e davanti ad essa prenderà vita la città con i suoi personaggi e caratteri, possibili maschere del nostro tempo.

Il conflitto generazionale prenderà forma non solo dalla vicenda del Barbiere, ma anche attorno ad essa con piccole epifanie e presenze nella strada o in casa che possano essere di volta in volta riverberi della vicenda stessa, tra spazio sociale e spazio privato, richiedendo allo spettatore di annodare con leggerezza ulteriori fili invisibili. Se in Play Time di Jacques Tati sono le piccole manifestazioni del mondo rurale più antico a riportare lo sguardo sulla poesia dell’umano, qui in questa dimensione contemporanea della vicenda sarà la dimensione adolescenziale, con la sua poesia disarmante, a mostrare che un’altra prospettiva e un’altra visione forse è possibile al di fuori della macchina tritatutto del nostro tempo, al di fuori delle convenzioni di un mondo che perpetra il consumo dell’identico, a discapito delle espressioni genuine dei sentimenti e delle emozioni.

Rossini con la sua musica e la genialità delle soluzioni del libretto di Sterbini porta uno sguardo divertito, leggero ma allo stesso tempo feroce sui tic, sugli inciampi, sulle idiosincrasie e le nevrosi del nostro quotidiano, in una giostra vorticosa, destinata all'horror vacui, ma che forse ci mette a nudo di fronte a noi stessi.


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